Lavoro dipendente svolto all’estero da cittadini italiani

In questo periodo, i contribuenti sono come al solito alle prese con la compilazione della dichiarazione dei redditi e l'eventuale conseguente pagamento delle imposte. Non per tutti, però, la situazione appare chiara. Ogni anno aumenta sempre di più il numero dei cittadini italiani che si reca all'estero per lavorare alle dipendenze di un datore di lavoro locale, ma, da un punto di vista prettamente fiscale, resta residente in patria. Orbene, per tali soggetti, spesso non è affatto facile comprendere quali siano gli adempimenti cui devono provvedere e, in generale, quali eventuali obblighi abbiano nei confronti del Fisco nazionale.
Non potendo, per ovvie ragioni, analizzare in dettaglio tutte le diverse fattispecie che si possono presentare nella realtà, in questo contributo ci proponiamo di fornire le indicazioni per quei casi maggiormente a rischio di errore.
Lo spartiacque, noto oramai un po' a tutti, per determinare il luogo di residenza è la durata del lavoro: "fino a" o "più di" 183 giorni l'anno. Questo parametro deriva dalle disposizioni generali.
Art. 117, Costituzione:
La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'Ordinamento Comunitario e dagli obblighi internazionali.
Art. 75, DPR 600/1973:
Nell'applicazione delle… [continua sul sito]