La Corte di Cassazione, Sezione I Civile, con la sentenza n. 12939 del 23 maggio 2017 ha chiarito che, nel giudizio di opposizione a stato passivo, è onere della parte interessata a negare la certezza della data, e quindi del curatore fallimentare, allegare e provare la violazione delle regole tecniche sulla validazione temporale apposta ad un documento informatico.
Dopo la conclusione del Corso di formazione per avvocati realizzato dal COA di Milano e finalizzato a fornire una specifica qualificazione per lo svolgimento della funzione di curatore del minore in ambito civile e in ambito penale, coloro che hanno ottenuto l'attestato di frequenza possono chiedere di essere iscritti nell'elenco dei curatori civili, nell'elenco dei curatori penali o in entrambi, sempre tenendo conto del dovere di competenza e del prioritario dovere deontologico di lealtà e correttezza.
Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Milano, al fine di garantire l'affidabilità dei suddetti elenchi, ha predisposto uno specifico regolamento con chiarimenti circa la formazione e a tenuta degli stessi.
à la conclusione a cui è pervenuta la Corte di giustizia Ue nell'ambito di una controversia che ha per protagonisti una Spa a partecipazione statale e l'Amministrazione fiscale lettone.
La società ricorrente, in qualità di obbligato principale, ha vincolato un gruppo di carri cisterna al regime del transito comunitario esterno per il trasporto della merce, solventi, fino al posto di controllo doganale del porto di Ventspils in Lettonia. Durante il trasporto di tale merce nel territorio lettone, accidentalmente, a seguito del riscontro di una perdita del dispositivo di scarico inferiore, si verificava la distruzione o la perdita irrimediabile di una parte del materiale trasportato.
Commette illecito deontologico l'avvocato difensore che non partecipa all'udienza a causa di contemporanei impegni professionali. Tale comportamento risulta infatti essere deontologicamente rilevante "poiché lesivo del dovere di correttezza e probità ", "a nulla rilevando ai fini della sussistenza dell'illecito che dal comportamento non sia derivato alcun pregiudizio per la parte assistita".
Questo il principio ribadito dal Consiglio Nazionale Forense con la sentenza n. 267 del 29 luglio 2016.
Perchè un'area non idonea alla produzione di rifiuti si possa definire esente dal pagamento della TARSU devono essere soddisfatte due condizioni:
un'adeguata delimitazione degli spazi;
la presentazione della documentazione che dimostri l'esenzione.
Così si è espressa, ribadendo un proprio precedente orientamento, la Corte di Cassazione che, con l'Ordinanza n. 8581/6 del 31 marzo 2017, ha cassato la sentenza della CTR Sicilia che aveva riconosciuto il diritto ad un contribuente all'esenzione dalla TARSU relativamente ad un'area coperta destinata al ricovero di autovettura, in forza della sola allegazione, da parte dello stesso, di detta destinazione.
La Corte ha inoltre precisato che "il presupposto della tassa di smaltimento dei rifiuti ordinari solidi urbani, secondo il D.Lgs. 15 novembre 1993, n. 507, art. 62, è l'occupazione o la detenzione di locali ed aree scoperte a qualsiasi uso adibiti".
Sul sito internet della Giustizia amministrativa sono stati pubblicati i dati relativi alla rilevazione mensile dei depositi di atti o ricorsi effettuati nel mese di aprile 2017, che conferma il trend positivo dei depositi accolti con una percentuale del 92,7% (12.544 atti e 4.346 ricorsi accolti) contro il 7,3% di quelli respinti (1.490).
Il principale errore che viene segnalato come causa del rigetto dei depositi, si legge dai dati, per il 38,3%, è il seguente: "il modulo di deposito non è stato allegato al messaggio PEC".
Secondo la Corte di legittimità il concetto di "operazioni inesistenti" è da intendersi in senso ampio e non è possibile restringerlo alle sole ipotesi di "inesistenza assoluta".
à configurabile il reato di dichiarazione fraudolenta ex articolo 2, Dlgs 74/2000, anche se i soggetti indicati in fattura esistono, ma non sono quelli che hanno svolto le prestazioni. A chiarirlo, la suprema Corte con la sentenza n. 20875 del 2 maggio 2017.
Il Consiglio Nazionale Forense, con la sentenza n. 289 del 29 luglio 2016 ha affermato che, affinchè il comportamento del professionista che invia corrispondenza relativa alla controversia in corso presso il fax del luogo di lavoro della controparte possa considerarsi deontologicamente rilevante e che costituisca una violazione della privacy, deve essere fornita la prova che ai terzi (nello specifico ai colleghi del destinatario stesso) sia stato consentito di prenderne visione.
à infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 275, 4° comma, c.p.p., nella parte in cui prevede che non possa essere disposta o mantenuta la custodia cautelare in carcere nei confronti di imputati, detenuti per gravi reati, che siano genitori di prole solo di età non superiore a sei anni, in riferimento agli art. 3, 13, 24, 31 e 111 Cost.
Fonte: Corte Costituzionale; sentenza, 24-01-2017, n. 17 – Massima a cura de "Il Foro Italiano".
Il Consiglio Nazionale Forense, in una delle FAQ sugli adempimenti antiriciclaggio per gli avvocati pubblicate sul proprio sito internet, ha precisato che gli obblighi in capo agli Avvocati non riguardano anche le cause di separazione personale/ cessazione effetti civili e/o scioglimento del matrimonio, salvo che nell'ipotesi in cui le parti pervengano ad un accordo nel quale sia prevista una delle attività descritte nell'ambito dell'art. 12, lettera "c" (ad esempio trasferimento di un immobile).
